il manifesto - 28 Settembre 2008
di Andrea Fabozzi
Paolo Ferrero, a due mesi dal congresso sei ancora Il segretario solo di mezza Rifondazione?
No. Non mi sembra. In due mesi abbiamo cominciato a rimettere in moto il partito. Sia per la ricostruzione dell’opposizione anche con la manifestazione unitaria dell’11 ottobre sia con un lavoro sui territori. Non dico che vada tutto bene ma non siamo più fermi come da aprile ad agosto e abbiamo dato al partito gli organismi dirigenti in grado di farlo funzionare, ci sono dentro anche i compagni della minoranza.
Che però con Nichi Vendola ti dicono che abbai alla luna e che sei tu il vero scissionista.
Effettivamente non va tutto bene. Da me non avranno una replica allo stesso livello. Applico il disarmo unilaterale e trovo questi toni pesanti il segno di una mancanza di stile. La verità è che questi compagni falsificano la realtà di Rifondazione. E lo fanno scientemente, con una logica. Parlano di un Prc chiuso, iperidentitario, che lavora alla costituente dei comunisti e che sta insieme ai tifosi della Corea del Nord, tutte cose false, perché così sperano di aprirsi artificialmente uno spazio politico che non c’è. E più si accorgono che non c’è più alzano il livello degli insulti.
Vendola annuncia un «tesseramento aperto per l’associazione che riunisce la minoranza di Rifondazione. E’ un problema per le vostre regole interne?
Di tesseramento e di moltiplicazione delle frazioni si muore, ma non intendo affrontare il fatto che metà partito si fa un’altra tessera come un problema disciplinare. La contraddizione è di chi dice che vuole unire e intanto si fa un’altra organizzazione. Una mossa che è pienamente dentro la crisi della sinistra e non nella sua soluzione.
La minoranza però ha il monopolio dell’interlocuzione con il resto della sinistra. Glielo state lasciando volentieri?
Distinguiamo. Io mantengo forte l’interlocuzione con tutta la sinistra per la costruzione dell’opposizione e per un lavoro politico e culturale contro il berlusconismo e Confindustria. Tanto è vero che per l’11ottobre abbiamo messo insieme uno schieramento che non è mai stato così vasto - più largo della ex sinistra arcobaleno, più largo anche della manifestazione del 20 ottobre dell’anno scorso. Ma è chiaro che io per la costruzione di un nuovo partito non ho nessuna interlocuzione con Mussi piuttosto che con Francescato.
Con Diliberto Invece?
Neanche con Diliberto. O con Ferrando. Lavoriamo per rilanciare Rifondazione dentro la costruzione dell’opposizione, come deciso al congresso. Invece l’unica proposta che vedo dai compagni della minoranza è costruire un’altra aggregazione. Di cui si capisce solo che non sarà comunista e sarà più moderata di quanto il Prc è sempre stato. Lo dimostrano anche i dubbi francamente inspiegabili sull’11 ottobre e la decisione di restare a tutti i costi nella giunta calabrese.
Dunque tu dici no alla costituente di sinistra e «ni» alla costituente comunista?
Dico ugualmente no alla costituente comunista. Sono entrambe banalizzazioni. Proposte frutto di un politicismo pazzesco con il quale non si va da nessuna parte.
Claudio Grassi tuo alleato essenziale sta invitando Dillberto a tornare Insieme.
Stiamo al documento congressuale, di quello sono garante e per quello sono segretario. La maggioranza del Prc non ha altra base politica, e lì non si parla di costituente comunista. Le mozioni con cui siamo andati al congresso non ci sono più . Poi è chiaro che ogni compagno ha le sue preferenze e le sue tendenze culturali, ce ne sono di diverse anche nella minoranza. Però basta parlare delle formule aggregative come se potessero risolvere i nostri problemi. Lo lascio fare ai compagni della minoranza, tutti concentrati sulle relazioni del sistema politico nazionale. Il compito mio è portare il partito in basso sui territori e nel sociale e in alto nel contrasto al berlusconismo non subalterno al Pd.
Le elezioni europee con la prevedibile soglia dl sbarramento però vi costringeranno presto a tornare alle formule aggregative. Dovrete recuperare l’arcobaleno?
Problema giusto ma è il momento sbagliato di porselo. Intanto perché se non ritroviamo l’utilità sociale della sinistra restiamo quelli del 3,2% dunque fuori comunque. E poi perché dobbiamo contrastare la legge elettorale con lo sbarramento. Discutere adesso di alleanze sarebbe demenza politicista. Parliamone a febbraio.
Rapporto con il Pd. A Roma dici che non ci sono le condizioni per un’intesa. Ma nelle amministrazioni, il famoso territorio, le cose cambiano. E cercate persino dl tenere l’alleanza con Penati alla provincia di Milano.
Mi sembra ridicolo essere criticato anche da sinistra oltre che da destra. Non è così. Per la provincia di Milano abbiamo chiesto delle risposte positive chiare e visibili, vediamo se ce le daranno. Per il resto siamo usciti a Campobasso, sarei uscito volentieri in Calabria. Ma il problema non è mai stato rompere ovunque, quanto valutare in autonomia. Farsi cacciare in un angolo è peggio di rompere.
Liberazione: siete senza parlamentari e molto fuori dal giochi, sembrerebbe il momento di puntare sul giornale di partito e non di annunciare, come hai fatto, «una ristrutturazione molto pesante».
Faremo tutto il possibile per rilanciare Liberazione. Ma per farlo è necessario aumentare le vendite e diminuire i costi. Il buco potrebbe essere di oltre 4 milioni, questi soldi io non saprei dove andarli a prendere. Appunto, siamo fuori dal parlamento: un debito del genere non è compatibile con l’esistenza stessa del partito, prima ancora che con le sue scelte.
Hai detto «chi ha gestito Il giornale sin qui non è compatibile con Il rilancio», un avviso di licenziamento al direttore?
La crisi che si è andata via via aggravando va gestita su tutti i piani. E’ evidente che ci vuole un nuovo progetto editoriale.
http://www.paoloferrero.it/?p=906
postato da : Gabriele
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