23 dicembre 2008

Rodotà: “Il Pd chieda scusa a Berlinguer, la questione morale è la politica”

Matteo Bartocci - Il Manifesto, 19/12/2008

L'ex presidente Pds: «Come negli anni '90 servono assise contro la corruzione»

Stefano Rodotà, giurista dal cursus honorum sterminato, ricorda bene «Tangentopoli». All'inizio degli anni '90 era presidente del Pds, il «partito nuovo» di allora. «Più che di scuse a Craxi - dice con una battuta seria - suggerirei al Pd di chiedere scusa a Berlinguer».

Per non aver visto la centralità della «questione morale»?
Certamente. Chiedere scusa a Craxi vuol dire che tanto siamo stati tutti uguali. E invece vorrei suggerire alla sinistra che Berlinguer la caduta drammatica della moralità pubblica l'aveva vista come uno dei grandi problemi politici della società italiana. Ora sulla politica di Berlinguer si possono dire molte cose, tuttavia aveva cercato di far diventare un fatto politico la consapevolezza della diversità di un partito e della sua pratica amministrativa.

Una consapevolezza, dice, che si è persa?
Negli anni '90 quando venne fuori «mani pulite» io ero presidente del Pds. Nel marzo 1991, un anno prima dell'arresto a Milano di Mario Chiesa, scrissi una prefazione molto dura a un libro di Gianni Barbacetto ed Elio Veltri intitolato «Milano degli scandali». Scrivevo che quelle cronache di ordinaria corruzione riflettevano non la patologia ma la fisiologia dell'intero sistema politico-amministrativo dell'Italia repubblicana. Lo ricordo perché allora i leader del Pds milanese mi denunciarono alla commissione di garanzia presieduta da Chiarante, che ovviamente gli diede una bella lezione. Il mio ultimo atto politico prima di dimettermi da presidente del Pds fu la proposta al partito di convocare le assise contro la corruzione. Un appuntamento in cui affrontare il tema frontalmente e pubblicamente. Lo feci non perché ritenessi il Pci-Pds prigioniero di quella logica corruttiva che pure l'aveva ferito in punti nevralgici come Milano e Torino, ma perché ritenevo che quello era un tema politico di prima grandezza, che doveva diventare l'asse portante dell'allora nuovo partito. La proposta fu respinta, Occhetto chiese scusa per le deviazioni di alcune amministrazioni e la partita finì lì.

E' una proposta che oggi rinnova al Pd?
Assolutamente sì. Come dicono in America, «la luce del sole è il miglior disinfettante». In tutti questi anni i pericoli erano chiari, nonostante chi li denunciasse, per esempio Diego Novelli, venisse denunciato come moralista. I mali sono chiari: la progressiva cancellazione dei partiti, la trasformazione della democrazia in un'oligarchia ristretta, fatta di gruppi che negoziano tra loro e con il mondo degli affari in un connubio che ha infettato tutto. Invece il rapporto con il mondo degli affari non può avvenire a scapito di una trasparenza assoluta, di una moralità pubblica impeccabile e della consapevolezza che la politica non si affida al gioco reato-non reato. I reati esistono ma ci sono comportamenti che senza essere reati sono inammissibili per un politico.

Per esempio?
Ma guardi, ormai è la regola. Non si possono più offrire coperture, il tema della moralità pubblica è un grande tema politico ed è il fondamento capitale della politica. Segna un campo. Anche se ovviamente non tutto il corpo politico è infettato, un'ondata di arresti come questa non è mai accaduta nella sinistra. Dopo una lenta deriva alla fine ci siamo.

Pensa che faccia parte della moralità politica dimettersi in caso di sconfitta come accade in tutto il resto del mondo? Lo dico a destra e a sinistra.
Un establishment politico sa che sopravvive finché ha la fiducia dei cittadini. Perché negli Usa ci si dimette per una colf irregolare o per una leggera infedeltà fiscale quando in Italia tutto il centrodestra ha difeso un ministro come Cesare Previti? Questi sono i comportamenti con cui un ceto politico diventa una casta invisa ai cittadini.

Ma in fondo per la sinistra non dovrebbe essere più facile essere diversi da uno come Berlusconi?
Penso di sì. Invece in questi anni c'è stato troppo timore a prendere le giuste distanze da un certo modo di fare politica. Ha preso il sopravvento l'idea che si dovesse essere «pragmatici». Ed era inevitabile che questa logica scoppiasse di fronte a debolezze personali o dove il controllo democratico è più debole. Le oligarchie sono autoreferenziali per definizione. Parlare di moralità non è moralismo. Ora serve una reazione forte.

Ma non c'è un nesso tra la crisi morale e la crisi di contenuti di questo Pd?
La cattiva politica è sempre figlia di cattiva cultura. Con la resa all'ideologia del turbocapitalismo poi c'è stata una caduta verticale. Quando si è pensato che una certa forma di diversità comunista dovesse essere sottoposta a revisione radicale si sono buttati via anche tutti quegli aspetti di solidarietà, moralità, trasparenza e modestia dei costumi che le si accompagnavano.

Professore, non le sfugge che l'ennesimo scontro tra politica e giustizia è una tentazione forte per portare a termine le riforme contro la magistratura.
Negli anni Berlusconi ha portato avanti un attacco alla magistratura mettendo sempre in secondo piano il tema dell'efficienza della giustizia e la tutela della legalità. Ma sono questi i veri problemi dei cittadini. E garantirli non ha nulla a che fare con i veleni del dibattito politico come la separazione delle carriere e l'obbligatorietà dell'azione penale. Certamente: tra i giudici ci sono sempre stati atteggiamenti scorretti. Già durante il terrorismo ci battemmo da garantisti contro certi teoremi assurdi e contro metodi discutibili usati dalle procure. La stessa Magistratura democratica è figlia di quella stagione. Ma l'abbiamo sempre fatto con critiche puntuali e non ci siamo mai sognati di mettere a rischio l'autonomia e l'indipendenza della giustizia. Così si deve fare. Invece la politica usa lo scontento diffuso per allontanare da sé l'attenzione dei giudici. E' un disegno che va rovesciato senza tentennamenti.


Registrazione del programma settimanale "In 1/2 h" di domenica 21/12/2008. La conduttrice Lucia Annunziata intervista Paolo Flores d'Arcais (direttore MicroMega) e Luciano Violante (PD).
(Fonte: Google Video)



Postato da: V.I.

20 dicembre 2008

Amianto macinato in discarica a Ginosa

La Gazzetta del Mezzogiorno, 17/12/2008

TARANTO – Un pericoloso traffico illecito di rifiuti è stato scoperto in provincia di Taranto, dagli uomini del Nucleo Speciale d’Intervento (N.S.I.) del Comando Generale delle Capitanerie di porto, coadiuvati dal personale della Capitaneria di porto di Vibo Valentia, che hanno denunciato cinque persone per disastro ambientale e traffico organizzato di rifiuti.

Le indagini, avviate un anno fa, hanno accertato che una ditta di trasporti calabrese, in accordo con tre ditte tarantine del settore della lavorazione del marmo e degli inerti, aveva trasformato una cava di Ginosa Marina (Ta) in una discarica abusiva di 8mila mq., dove sono state rilevate contaminazioni di metalli pesanti (in particolare berillio, stagno e rame) in percentuali tali da compromettere la salute pubblica. Il sito, infatti, confina con appezzamenti di oliveti e vigneti e con un canale per l’irrigazione che sbocca nel Mare Ionio.

Nel corso delle indagini, si è appurato inoltre che una delle società calabresi smaltiva notevoli quantità di rifiuti pericolosi sotterrandoli lungo il corso del fiume Oliva – sito scoperto e già sottoposto a sequestro nello scorso mese di maggio dagli uomini della Guardia Costiera – ed in altre aree, fra le quali anche alcune zone costiere.
Il sito di Ginosa confina con appezzamenti di terreno coltivato e con un canale per l’irrigazione che sbocca nel mare Ionio. Nel corso delle indagini si è appurato, inoltre, che una delle società calabresi smaltiva notevoli quantità di rifiuti pericolosi sotterrandoli lungo il corso del fiume Oliva, sito già sottoposto a sequestro nello scorso mese di maggio dagli uomini della Guardia Costiera, ed in altre aree, fra le quali anche alcune zone costiere.

A seguito del provvedimento emesso dal gip del tribunale calabrese di Paola, gli uomini del N.S.I. della Guardia costiera hanno posto sotto sequestro le tre ditte calabresi e la cava pugliese (38.000 mc di inerti e marmi oltre a 30.000 mq di aree scoperte e 9.000 mq coperti per le ditte e 8000 mq per la cava) e tutte le apparecchiature per la movimentazione terra, gli impianti di betonaggio e per il trattamento dei rifiuti e alcune centinaia di chilogrammi di amianto macinato.

Postato da: V.I.

17 dicembre 2008

La Puglia ha una legge anti-diossina

Ok del consiglio al ddl sull'Ilva di Taranto
Il Pdl "tradisce" il governo e si astiene. Vendola: «Prossimo obiettivo la centrale a carbone nel brindisin

Angela Mauro - Liberazione, 17/12/2008

«Questo è uno dei giorni più belli della mia vita». E' commosso il presidente della Regione Puglia Nichi Vendola quando parla al consiglio regionale riunito per l'approvazione di un disegno di legge storico. E' il primo provvedimento legislativo che, seppur di carattere regionale, avvicina l'Italia ai parametri europei di Arhus, dictat anti-inquinamento in tutti i paesi del continente, ignorati nel nostro. La giunta Vendola forza la mano su uno scandalo ignorato da 45 anni: l'Ilva di Taranto, colosso dell'acciaio che ha regalato alla città di Rodolfo Valentino la maglia nera europea in fatto di emissioni nocive, con quello che comportano per l'ambiente e la salute dei cittadini. Il gigante industriale (ex Italsider statale), rilevato da Emilio Riva a metà anni '90, dovrà impegnarsi a ridurre le emissioni di diossina e furani fino a un massimo di 2.5 nanogrammi entro la fine del prossimo aprile per arrivare al tetto stabilito da Arhus, cioè 0,4 nanogrammi, entro il 31 dicembre 2010. La nuova legge regionale non ammette tentennamenti, prevede sanzioni e corregge, almeno per la sola Puglia, l'imperdonabile errore della legge nazionale: ultrapermissiva con le imprese, libere di emettere fino a 10mila nanogrammi di sostanze nocive. Il punto è che in consiglio regionale il nuovo provvedimento non è stato nemmeno attaccato dalla minoranza di centrodestra, nonostante che dopo l'approvazione in giunta il ministro Prestigiacomo non abbia perso tempo a sentenziare che «con una legge del genere l'Ilva chiuderebbe nel giro di tre-quattro mesi». In Puglia l'aria è diversa, magari soltanto per puro tatticismo politico. E così l'Udc ha votato a favore, Forza Italia si è spaccata tra chi chiedeva addirittura di anticipare i tempi (0,4 nanogrammi entro la fine del 2009, una scusa per giustificare l'astensione) e chi (due del Pdl tarantino) ha accolto il ddl proposto dalla giunta. Qualcuno di An ha balbettato sul rischio di conflitti istituzionali col governo, ma senza convincere i propri rappresentanti tarantini. A fine giornata tutto il Pdl si è astenuto, nessun voto contrario. Ed è stata ovazione in sala da parte degli ambientalisti arrivati da Taranto per assistere alla seduta.
«Oggi il centrodestra fa una rincorsa ambientalista: bene così», commenta il governatore. E rilancia. Perchè l'Ilva non è l'unica industria inquinante in Puglia. «Da domani comincia un'altra battaglia - dice Vendola nel suo intervento di mezz'ora in consiglio prima del voto finale - si chiama Enel, si chiama Cerano, si chiama Brindisi». Si tratta della centrale termoelettrica a carbone "Federico II", da sempre nel mirino degli ambientalisti. E battaglie ce ne sono da fare «su altri fattori inquinanti - annuncia - le polveri sottili, amianto, abuso dei pesticidi in agricoltura, cementificazione selvaggia, protezione della costa, protezione dei corsi d'acqua». Se il centrodestra ci sta, si accomodi. Tanto più che la «nuova legge non risolve certo tutte le emergenze ambientali in Puglia e nemmeno a Taranto», fa notare l'assessore all'Ambiente Michele Losappio. Un esempio: «l'accordo di programma per la bonifica dei siti inquinati a Taranto, per il quale sono già disponibili 150 milioni di euro ma manca il sì del governo».
Plaude il segretario regionale del Prc Nicola Fratoianni: «La nuova legge è un fatto straordinario, un modo efficace per affrontare finalmente il rapporto tra lavoro e ambiente, senza privilegiare l'uno a danno dell'altro». «Questa legge arriva dopo la storica manifestazione di fine novembre a Taranto - spiega Maurizio Baccaro del Prc - 20mila persone in piazza per urlare la rabbia e il dolore di un luogo devastato, dopo anni di silenzi determinati dal ricatto occupazionale. Adesso, come farà il governo, che agita il ricorso alla Corte Costituzionale, a opporsi ad un provvedimento sostenuto da tutta la Puglia, anche dal suo centrodestra?». Da Taranto Peacelink invia intanto una lettera al ministro Prestigiacomo. «Perchè serve una legge nazionale anti-diossina», dice il portavoce Alessandro Marescotti.

Per approfondire l'argomento: TarantoSociale.org

Postato da: V.I.

16 dicembre 2008

Elezioni Primarie: Florido vs Gentile

Nonostante la scissione tra correnti, nonostante gli impedimenti che hanno comportato un notevole ritardo nel pubblicizzare l'evento "Primarie", a Ginosa, abbiamo conseguito un risultato notevole, il 17% dei votanti hanno scelto Gentile, queste primarie sono state un test per il Ns. partito, ... ci fa aspettare con impazienza le prossime consultazioni elettorali perchè la Sinistra... Riparte da Rifondazione Comunista.
Gabriele Cellamaro - C.P.F. - Taranto
ELEZIONI PRIMARIE 14/12/2008 - Provincia 2009
Primarie Centrosinistra Provincia di Taranto:
Vince Florido su Gentile

Risultati ufficiali: TOTALE PROVINCIA di TARANTO (44 seggi su 44)
Gianni Florido
Presidente Provincia di Taranto : voti 9.955 (77,97%)
Franco Gentile
Segretario Provinciale P.R.C. : voti 2.813 (22,03%)


Seggio di Ginosa

Votanti : 273
Voti Validi: 270
Gianni FLORIDO: 228
Franco GENTILE: 42
Bianche: 1
Nulle: 2

12 dicembre 2008

L'appalto Ilva? E' una giungla

La Gazzetta del Mezzogiorno, 12/12/2008

Il leader di Rifondazione, Ferrero, davanti al siderurgico

"No, non è un incidente. Per favore, non chiamatelo più così. Quella dell'Ilva è una strategia ben precisa. Il profitto ad ogni costo. E, quindi, può anche succedere che ci scappi il morto".
Ore 13.40, Paolo Ferrero, segretario nazionale di Rifondazione Comunista, è appena arrivato davanti alla portineria D dell'Ilva. Dovrà aspettare una buona mezz'ora prima che i lavoratori inizino a varcare i cancelli del siderurgico. I minuti passano e l'appuntamento col "secondo turno" sta per arrivare.
Nell'attesa di distribuire volantini agli operai, come l'ultimo dei militanti, Ferrero (cappotto beige e sigaro ben stretto tra le labbra) risponde alle domande dei giornalisti un pò infastidito dal forte vento di scirocco che ieri pomeriggio imperversava su Taranto.
Per un crudele gioco del destino, il leader di Rifondazione era stato l'ultima volta a Taranto proprio il giorno seguente un altro incidente mortale. Era luglio e c'era un caldo afoso opprimente. Ferrero scelse Taranto e la portineria D dell'Ilva per iniziare il suo tour nelle città del Paese messo a punto, peraltro, nelle ore successive alla sua sofferta e lacerante vittoria al congresso di Chianciano contro Nichi Vendola.
Di nuovo un operaio morto, dunque. Ferrero insiste in un esercizio che sembra solo lessicale ma che in realtà è tutto politico.
"Come si fa, davvero me lo chiedo, a parlare solo di incidenti? Le morti, gli infortuni che ci sono stati in questi anni all'Ilva di Taranto sono la diretta conseguenza di una precisa, cinica, strategia industriale. Il gruppo Riva ha fretta di produrre, di fare utili. Il profitto sopra ogni cosa. E in questa logica rientra anche la possibilità che ci possa essere un morto".
Il segretario nazionale di Rifondazione, ieri insieme al segretario provinciale Franco Gentile ed al consigliere comunale Voccoli, riflette anche sul fatto che "per la terza volta consecutiva muore un operaio di un'impresa dell'appalto. Questo dimostra che lì dentro c'è una giungla - prosegue - nel senso che non c'è chiarezza sul numero delle ditte che lavorano nell'indotto, su quanti lavoratori vi siano. Bisognerebbe, forse, cercare di rendere meno conveniente il ricorso al sub appalto. Ma per vigilare - avverte Paolo Ferrero - ci vuole un ruolo ancora più incisivo da parte del sindacato e delle forze politiche. Per quel che mi riguarda, in cinque mesi, è già la seconda volta che sono qui ad incontrare i lavoratori. Mi trovi lei un altro leader di partito che ha fatto altrettanto?".
Il segretario nazionale del Prc, inoltre aggiunge: "Negli ultimi incidenti mortali c'è un altro elemento in comune. Due su tre hanno riguardato lavoratori stranieri. Dell'Europa dell'Est, in particolare. Forse non tanto in questo caso ma, in genere, i lavoratori stranieri svolgono i compiti più schifosi e, quindi, quelli meno sicuri. Loro, le donne, i giovani. Sono gli anelli deboli di una catena sempre più fragile che, peraltro, non ce la fa a vivere dignitosamente. Qui, all'Ilva, i lavoratori vanno in "cassa". Gia ma perchè non si pensa a ridistribuire le ricchezze aumentando salari e pensioni?".

Postato da: V.I.

12 dicembre - Sciopero generale


Materiali:
volantino1
volantino2
manifesto

Postato da: V.I.

9 dicembre 2008

14 DICEMBRE 2008 - Elezioni PRIMARIE Centrosinistra - Elezioni Provincia di TARANTO 2009


Domenica 14 Dicembre 2008 anche a GINOSA si svolgeranno le ELEZIONI PRIMARIE per eleggere il candidato alla Presidenza della Provincia del centrosinistra.

La scelta dovrà essere effettuata tra Gianni Florido (attuale Presidente della Provincia) e il segretario provinciale di Rifondazione Comunista FRANCO GENTILE.

Tutti i cittadini sono invitati a esprimere la propria preferenza.

Il 14 Dicembre sosteniamo FRANCO GENTILE ... per una rivoluzione.....GENTILE!

postato da : G.C.

5 dicembre 2008

ThyssenKrupp, 6 dicembre a Torino tutti in piazza a un anno dalla strage



Il 6 dicembre di un anno fa un rogo sprigionatosi all’interno dello stabilimento ThyssenKrupp di Torino faceva strage di 7 operai. Sette vite bruciate e sette famiglie lasciate nella disperazione.

Forte fu la commozione e l’eco in tutto il Paese. Le massime autorità dello Stato, a cominciare dal Presidente della Repubblica Napolitano, dichiararono che avrebbero fatto l’impossibile affinché stragi come quella di Torino non fossero più avvenute.

Spenti pian piano i riflettori dei mass-media, la questione della sicurezza sul lavoro è sparita dall´agenda politica di governi e parlamenti, sostituita da quella - montata ad arte - della “sicurezza” nelle città, della psicosi dell´immigrato stupratore, rapinatore, pirata della strada o altro, dimenticando che secondo studi della stessa UE, le città italiane sono le più “sicure” d’Europa…

Ma tant’è. Si mandano forze di polizia e militari nelle città, ma non si fa un passo per garantire incolumità e sicurezza a chi vive di lavoro. La strage di Torino non è stata la prima e, purtroppo, non è stata l’ultima: i circa 4 morti al giorno nei luoghi di lavoro dovrebbero suonare come un sonoro schiaffo per qualsiasi società che abbia la presunzione di definirsi “civile”. Ma in Italia no: qui non solo si continuano a varare provvedimenti assolutamente insufficienti, soprattutto dal punto di vista delle azioni di contrasto e di sanzione nei confronti delle aziende, come da quello dei poteri e delle agibilità degli RLS e degli ispettori INPS o INAIL (come il nuovo Testo Unico, Legge 81/2008), ma a questi si affiancano leggi e decreti come quello sulla detassazione degli straordinari (Legge 126/24 del luglio 2008), quello sulla deregolamentazione del mercato del lavoro (Legge 133 del 5 agosto 2008), la direttiva del Ministero del Lavoro che indebolisce i servizi ispettivi del ministero stesso e dell´INPS (settembre 2008), e, ultimo solo per tempo, il ddl 1441 quater, attualmente in discussione alla Camera, che vorrebbe sterilizzare i processi e legare le mani ai giudici del lavoro.

Il segnale è purtroppo molto chiaro: da un parte si continuano a garantire condizione di massima redditività delle aziende (cioè massimi profitti), dall’altra si aumenta la precarietà, si allunga l’orario di lavoro, si controllano di meno le violazioni in termini di sicurezza, diminuendo quindi la tutela della salute e dell’incolumità del lavoratore, così come di chi vive in città o quartieri vicini ad impianti industriali: ecco che, quindi, l’immigrato che lavora nel cantiere si trova nella stessa barca con l´operaio Fiat, con l’abitante di Taranto che respira le polveri tossiche dell’ILVA, o con il valsusino che rischia di morire di amianto se partiranno i lavori del TAV…

Siamo stanchi di restare a guardare, spettatori/vittime di una macabra rappresentazione che coinvolge, direttamente o indirettamente tutti noi.

Il 6 dicembre saremo a Torino e sfileremo dalla Thyssenkrupp al Palagiustizia non solo per ricordare i nostri 7 compagni di lavoro morti nel rogo di un anno fa, reclamando giustizia in un processo che sta per entrare nel vivo, ma per ricordare tutti i lavoratori e le lavoratrici che ogni giorno perdono la vita o subiscono gravi infermità perché qualcuno, per volersi arricchire sempre di più, li fa lavorare sempre di più, sempre più velocemente e in condizioni sempre più insicure.
Il processo Thyssen è giunto ad un grande risultato, senza precedenti nella storia della giurisprudenza italiana: i lavoratori vengono ammessi dal Gup come parte lesa e quindi riconosciuti come parte civile in un processo contro i sei dirigenti della multinazionale tedesca per il rischio che hanno occorso a lavorare in un’azienda (peraltro già chiusa), così come purtroppo ha colpito i nostri cari sette compagni in quella tragica notte. Ma sappiamo che questo non basta: siamo coscienti che sarà possibile invertire questo drammatico corso di sangue e di morte (una “guerra” che fa più vittime della guerra in Iraq o delle guerre di mafia) solo se riusciremo ad affermare un punto di vista, che è chiaramente, senza se e senza ma, quello di salvaguardare la salute, la sicurezza nei luoghi di lavoro e di fare sempre e comunque gli interessi delle lavoratrici/ ori scegliendo fino in fondo e senza ambiguità da che parte stare, ossia dalla nostra parte, con orgoglio e dignità, quella di chi lavora.
Per questo facciamo appello a tutte le organizzazioni sindacali, alle associazioni dei familiari, ai medici e ai giuristi sinceramente democratici, agli ispettori del lavoro, dell´INPS e dell´INAIL, ai giornalisti coscienziosi, ai giovani e agli studenti che in queste settimane stanno difendendo il loro futuro, a partecipare e a sostenere questa manifestazione. Perché se non lo facciamo noi, non lo farà nessuno al nostro posto.

Torino SABATO 6 dicembre 2008
Manifestazione con concentramento ore 9.30
di fronte allo stabilimento ThyssenKrupp, Corso Regina Margherita 400
Associazione onlus LEGAMI D´ACCIAIO (ex-operai ThyssenKrupp e familiari delle vittime)
RETE NAZIONALE PER LA SICUREZZA NEI LUOGHI DI LAVORO

Fonte: Il Bene Comune

Link utili: Legami d'Acciaio

Postato da: Vito