Il leader di Rifondazione, Ferrero, davanti al siderurgico
"No, non è un incidente. Per favore, non chiamatelo più così. Quella dell'Ilva è una strategia ben precisa. Il profitto ad ogni costo. E, quindi, può anche succedere che ci scappi il morto".
Ore 13.40, Paolo Ferrero, segretario nazionale di Rifondazione Comunista, è appena arrivato davanti alla portineria D dell'Ilva. Dovrà aspettare una buona mezz'ora prima che i lavoratori inizino a varcare i cancelli del siderurgico. I minuti passano e l'appuntamento col "secondo turno" sta per arrivare.
Nell'attesa di distribuire volantini agli operai, come l'ultimo dei militanti, Ferrero (cappotto beige e sigaro ben stretto tra le labbra) risponde alle domande dei giornalisti un pò infastidito dal forte vento di scirocco che ieri pomeriggio imperversava su Taranto.
Per un crudele gioco del destino, il leader di Rifondazione era stato l'ultima volta a Taranto proprio il giorno seguente un altro incidente mortale. Era luglio e c'era un caldo afoso opprimente. Ferrero scelse Taranto e la portineria D dell'Ilva per iniziare il suo tour nelle città del Paese messo a punto, peraltro, nelle ore successive alla sua sofferta e lacerante vittoria al congresso di Chianciano contro Nichi Vendola.
Di nuovo un operaio morto, dunque. Ferrero insiste in un esercizio che sembra solo lessicale ma che in realtà è tutto politico.
"Come si fa, davvero me lo chiedo, a parlare solo di incidenti? Le morti, gli infortuni che ci sono stati in questi anni all'Ilva di Taranto sono la diretta conseguenza di una precisa, cinica, strategia industriale. Il gruppo Riva ha fretta di produrre, di fare utili. Il profitto sopra ogni cosa. E in questa logica rientra anche la possibilità che ci possa essere un morto".
Il segretario nazionale di Rifondazione, ieri insieme al segretario provinciale Franco Gentile ed al consigliere comunale Voccoli, riflette anche sul fatto che "per la terza volta consecutiva muore un operaio di un'impresa dell'appalto. Questo dimostra che lì dentro c'è una giungla - prosegue - nel senso che non c'è chiarezza sul numero delle ditte che lavorano nell'indotto, su quanti lavoratori vi siano. Bisognerebbe, forse, cercare di rendere meno conveniente il ricorso al sub appalto. Ma per vigilare - avverte Paolo Ferrero - ci vuole un ruolo ancora più incisivo da parte del sindacato e delle forze politiche. Per quel che mi riguarda, in cinque mesi, è già la seconda volta che sono qui ad incontrare i lavoratori. Mi trovi lei un altro leader di partito che ha fatto altrettanto?".
Il segretario nazionale del Prc, inoltre aggiunge: "Negli ultimi incidenti mortali c'è un altro elemento in comune. Due su tre hanno riguardato lavoratori stranieri. Dell'Europa dell'Est, in particolare. Forse non tanto in questo caso ma, in genere, i lavoratori stranieri svolgono i compiti più schifosi e, quindi, quelli meno sicuri. Loro, le donne, i giovani. Sono gli anelli deboli di una catena sempre più fragile che, peraltro, non ce la fa a vivere dignitosamente. Qui, all'Ilva, i lavoratori vanno in "cassa". Gia ma perchè non si pensa a ridistribuire le ricchezze aumentando salari e pensioni?".
Postato da: V.I.
Postato da: V.I.
Nessun commento:
Posta un commento