- tagliare i salari. La trattativa ruota intorno all’allungamento della durata dei contratti nazionali a tre anni e a una programmazione dell’inflazione ampiamente al di sotto di quella reale: con una inflazione reale al 6% (che per i beni di largo consumo –pane, pasta, benzina etc. etc. raggiunge il 30%) e una ufficiale al 4% (dati ISTAT), Confindustria propone un adeguamento dei salari su un tasso tra il 2 e il 3%. In questo modo, invece che tutelare il potere d’acquisto si programma la riduzione dei salari;
- smantellare il contratto nazionale e peggiorare le condizioni di lavoro nel nome del salario-produttività. Il modello che propone Confindustria è quello in cui per guadagnare di più devi lavorare di più, ma le condizioni di lavoro nell’industria e nel mercato del lavoro italiano sono già le più pesanti d’Europa. Le lavoratrici e i lavoratori italiani lavorano già troppo e troppo male.
E’ fondamentale un modello contrattuale universale; senza modello unico prenderebbe piede anche il FEDERALISMO contrattuale e l’abbandono dei diritti nazionali e quindi l’avvio delle “famigerate gabbie salariali” (un ennesimo regalo a Bossi contro le lavoratrice ed i lavoratori del SUD) .
A questo si aggiunge il gravissimo attacco ai diritti di tutto il mondo del lavoro che il Governo sta portando avanti, a cominciare dallo smantellamento della scuola pubblica e dall’attacco ai diritti e ai salari delle lavoratrici e dei lavoratori privati, con l’ulteriore precarizzazione del lavoro, e dei diritti di quelli del pubblico impiego.
Bisogna rompere la trattativa con Confindustria e iniziare una vera mobilitazione, per il salario e per i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori e dei pensionati.
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