Grazie, compagne e compagni, siete stati voi i protagonisti di un fatto enorme che investe come un ciclone la politica del nostro Paese, perché pone al centro non i giochi avvilenti della politica politicante e dei giochi di Palazzo ma la vita concreta di milioni di persone.
La manifestazione del 20 ottobre ha avuto un successo grandioso, un successo che è riuscito a rompere il muro di silenzio sulla condizione di precarietà che avvelena l’esistenza e il futuro di milioni di persone.
Per noi questa manifestazione deve segnare un nuovo inizio, l’apertura di una nuova fase, anche dal punto di vista della elaborazione culturale e programmatica.
La lotta alla precarietà come idea generale di uscita dalla gabbia delle politiche neoliberiste, come costruzione di una alternativa di società.
Una lotta alla precarietà che si declina con i visi, i bisogni, le istanze delle donne e degli uomini che hanno invaso Roma e fatto straripare Piazza S. Giovanni.
Una lotta alla precarietà che parla della condizione del lavoro (le leggi che estendono la precarietà e che vanno cambiate, a partire dalla legge 30); una lotta alla precarietà che parla della lotta a ogni discriminazione sulla base degli orientamenti sessuali e degli stili di vita (a partire dal riconoscimento giuridico delle unioni civili); una lotta alla precarietà che parla del diritto delle comunità locali a decidere del proprio futuro quando è in gioco la salute e la difesa del territorio (a partire dalla TAV e da Vicenza) e così via.
Ora gli stati generali della sinistra.Uscire dalla condizione della precarietà è, quindi, una idea generale di società che investe il campo dell’economia, del lavoro, dei diritti, della democrazia.
Ci permette di aprire una vertenza con il governo che non elude la questione degli accordi sul welfare e sulle pensioni ma che va oltre e chiede di fare della lotta alla precarietà (declinata nel senso ampio suddetto) l’architrave della politica di governo.Ci permette, a partire da questa base politica, culturale e programmatica, di aprire una sfida a tutto campo con i riformisti, il PD in particolare, sull’idea di società. Una sfida come una competizione unitaria per battere le destre ma, al contempo, aprire una nuova pagina riformatrice.
Una grande piazza che è il profilo del popolo della sinistra unitaria che vogliamo costruire.
Per questo, la nostra parola d’ordine deve essere: ora gli stati generali della sinistra, come un grande evento partecipativo.
Sulle nuove forme partecipative, il nuovo soggetto della sinistra unitario e plurale costruirà la sua capacità di essere attraversato dal popolo e incarnare la diversità che oggi ci viene richiesta.
Ridurre il tema alla questione di eleggere ora una o un leader vuol dire non solo imitare il Partito Democratico ma rinunciare a praticare la diversità.
Occorre introdurre una discontinuità. Praticare un altro modello partecipativo che privilegi la sfida sulle cose da fare, sui programmi e individui la partecipazione nel fare società, costruire relazioni e vertenze.
Una manifestazione straordinaria che parla anche della vitalità del nostro Partito. Una vitalità che non è fuori il quadro unitario sopra descritto, ma che è interna ad esso, anzi il punto che emerge è la straordinaria capacità del Partito a divenire, a partire dai territori, il punto più avanzato della costruzione unitaria.
Anche per questo, mettere in contrapposizione la costruzione unitaria del soggetto della sinistra al Partito, alla sua autonomia e al suo rafforzamento, è un madornale errore politico.
Al contrario, questo Partito, nella sua identità più profonda, esprime una capacità di apertura formidabile. E’ questo il frutto fecondo dell’innovazione che Rifondazione Comunista ha praticato in questi anni.
Anche dal punto di vista della partecipazione del Partito, quella del 20 ottobre è stata la nostra più grande iniziativa.
E’ anche il risultato di un lavoro, fatto dal centro dai compagni che hanno intessuto i rapporti con il comitato organizzatore della manifestazione, in primo luogo Michele De Palma e Beatrice Giavazzi e le altre compagne e compagni che insieme a loro hanno lavorato.
E’ il risultato di uno sforzo gigantesco delle compagne e dei compagni del territorio, della trama di relazioni che hanno saputo costruire.Questa generosità è la nostra arma più grande.
Queste relazioni, centrali e territoriali, sono la forza fondamentale su cui vogliamo fare leva per andare avanti. Per fare del 20 ottobre, l’apertura di una nuova stagione di lotte.
*Responsabile Organizzazione Prc-Se
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