27 giugno 2007

L'On.Donatella Duranti, sabato 30 giugno presso il Circolo "E.Berlinguer" di Ginosa

Sabato 30 giugno 2007 alle ore 19.30 presso la sede del Circolo "E.Berlinguer" del Partito della Rifondazione Comunista/S.E. di Ginosa,
interverranno:

- L'On. Donatella Duranti - Componente degli organi parlamentari:IV Commissione (Difesa)
- L'Ass. Provinciale Pietro Giacovelli - Deleghe: Aree Protette - Politiche Giovanili - Trasparenza
- Ciccio Voccoli, Segretario Provinciale Federazione Partito della Rifondazione Comunista - S.E. di Taranto
- Damiano Pollicoro Segretario Sezione P.R.C./S.E. "E.Berlinguer" di Ginosa
__________
L'evento è completamente aperto a tutti coloro che vorranno intervenire.

18 giugno 2007



Bettino Dalemaxi

foto di nicolaborzi
18 Giugno 2007
Ho chiesto a Marco Travaglio, che in questi giorni ha pubblicato il libro "Uliwood Party" sulle figuracce del primo anno di governo Prodi, un post sulle ultime imprese telefonico-bancarie di Massimo D'Alema.
"Caro Beppe,un anno fa ti inviai un post sull'autocandidatura di Massimo D'Alema al Quirinale, sostenuta dagli ottimi Dell'Utri, Confalonieri, Ferrara, Feltri e Cirino Pomicino. Mi permettevo di ricordare che era un tantino azzardato eleggere presidente della Repubblica un tizio che, solo un anno prima, partecipava telefonicamente a una scalata bancaria con l'amico Consorte e tutta la consorteria. Osservavo pure che, prima o poi, quelle telefonate intercettate sarebbero venute fuori e forse qualcuno avrebbe potuto giudicarle incompatibili con la condotta che dovrebbe tenere un presidente della Repubblica.Fortunatamente l'autocandidatura, pur così autorevolmente sostenuta, sfumò. Così oggi, almeno, non dobbiamo porci il problema delle eventuali dimissioni del capo dello Stato (ammesso e non concesso che la parola "dimissioni" alberghi ancora nel dizionario della politica italiana). A furia di sentir palare di "fughe di notizie" (inesistenti: le telefonate non sono più segrete) e di "attacco alla democrazia" (che Unipol abbia scalato anche quella?), a furia di sentir ripetere che "le intercettazioni non hanno rilevanza penale" (invece ce l'hanno, altrimenti i giudici non le avrebbero trascritte), stiamo perdendo il senso dell'orientamento. Per fortuna qualcuno ancora riesce a orientarsi nelle fumisterie politichesi e ad andare al sodo, cioè ai fatti.
Il D'Alema telefonico, come peraltro quello pubblico, si candida alla successione di Bettino Craxi: stessa concezione del rapporto politica-economia, stesse frequentazioni con affaristi senza scrupoli, stesso spregio per il libero mercato (quello vero), stessi attacchi alla magistratura milanese, stesso disprezzo per la stampa libera (le rare volte che vi si imbatte), stessa predilezione per le reti Mediaset quando si tratta di lanciare proclami obliqui al Paese (vedi l'autointervista dell'altra sera al Tg5). In più, le intercettazioni aggiungono alcuni succulenti particolari. D'Alema parlò con Vito Bonsignore, eurodeputato Udc, pregiudicato per corruzione e detentore di un pacchetto del 2% di azioni Bnl, perché si alleasse con Consorte e la consorteria, ben sapendo che don Vito avrebbe preteso una contropartita politica. Consorte, tramite l'uomo di mano Latorre, voleva che D'Alema facesse un'analoga telefonata all'ingegner Caltagirone, editore del Messaggero e del Mattino nonché suocero di Casini: non sappiamo se poi D'Alema l'abbia fatta, ma sappiamo che il giorno dopo Caltagirone cedette. Consorte esultava con D'Alema perché "prendiamo la Bnl a un anno dalle elezioni" e D'Alema non gli domandava che cosa c'entrasse la Bnl con le elezioni. Evidentemente lo sapeva benissimo.Di fronte a queste vergogne, D'Alema e i dalemini ripetono a macchinetta che "non c'è nulla di penalmente rilevante" e "non abbiamo conti all'estero", come se il fatto di non essere imputati o in galera fosse un requisito sufficiente per fare politica. E come se Fassino, un paio di mesi fa, non avesse inserito Craxi - che era penalmente rilevante e aveva almeno tre conti all'estero - nel Pantheon del nuovo Partito Democratico. Naturalmente, quando nel Pantheon arriverà anche D'Alema, Craxi farà le valigie in nome della questione morale." Marco Travaglio

Postato da Beppe Grillo il 18.06.07 20:12

14 giugno 2007

Stefano vince con il 76%, a Taranto trionfa la sinistra alternativa


Un autentico trionfo. Ippazio Stefano, candidato del Partito della Rifondazione Comunista e di Udeur, Dc e Nuovo Psi è stato eletto al ballottaggio per la carica di nuovo sindaco di Taranto col 76,2% pari a 66.271 voti. Stefano è stato portato a spalla per le vie del centro di Taranto ed è stato festeggiato da centinaia di simpatizzanti. L'avversario Gianni Florido, sostenuto da Margherita,Ds, Italia di Mezzo e Lista Di Pietro, si è invece fermato al 23,7% pari a 20.618 voti.
"Hanno vinto i sogni, hanno vinto i progetti, non abbiamo avversari. Gli avversari sono i problemi di questa città", commenta a caldo, entusiasta, Ippazio Stefano.


Non bisogna spostare a sinistra l'asse di governo, bisogna "mantenere la barra dritta, anzi forse occorre rimetterla dritta", si affretta a dichiarare il coordinatore della Margherita Antonello Soro dopo la richiesta di "politiche di sinistra" arrivata oggi dal Pdci alla notizia della vittoria di Stefano. "C'è un programma di governo, - dice Soro - c'e' una domanda di riforme che è ancora incompiuta e bisogna che il governo e la maggioranza diano prova di coesione e onorino gli impegni presi con gli italiani. Questo non si fa spostando a sinistra l'asse della maggioranza, ma centrando l'obiettivo di riforme che abbiamo scelto e che abbiamo proposto agli elettori".


Per la la senatrice Manuela Palermi, capogruppo Verdi - Pdci, "assolutamente straordinario è il dato di Taranto. La città, roccaforte della destra, registra oggi la vittoria di Stefano, candidato della sinistra. Un ottimo risultato ma anche una spinta forte a proseguire sulla strada dell'unità a sinistra che, come dimostra Taranto, può dare risultati importanti per migliorare concretamente la vita delle persone e la qualità della politica".


Più articolata l'analisi di Cesare Salvi, capogruppo di Sd al Senato: "Il voto di Taranto è il primo vero banco di prova della Sinistra Democratica per il Socialismo Europeo: e i risultati che stanno arrivando in queste ore confermano che le nostre scelte sono quelle giuste - dice - Stefano ha con sé la città: il nostro candidato, in sintonia con i ceti popolari e con la stragrande maggioranza della popolazione, ha rovesciato il voto che cinque anni fa aveva portato al governo il centrodestra. Trasparenza e questione morale sono state e sono le armi vincenti della sua battaglia politica".


"Oggi Stefano è il simbolo del riscatto di una città, di un centro cruciale, per la sua storia industriale e culturale, per il Mezzogiorno e per il Paese. A lui le più sincere congratulazioni, anche per aver portato la Sinistra Democratica ad essere il primo partito nazionale della citta"'.

10 giugno 2007

Bush - Roma 9 giugno



Decine di migliaia di persone hanno protestato contro la visita del Presidente americano, che è stato ricevuto da Prodi ma anche da Berlusconi.
Dopo il corteo qualche incidente.
Giordano: «Se viene contestato in America dai Democratici, non vedo perché non possiamo contestarlo qui in Italia»

Roma pacifista dice no a Bush con un gran corteo e un sit-in
Una bella giornata di fine primavera, di sole e di protesta. L'unico arcobaleno che non sparisce dopo il temporale è di nuovo in piazza.
Il popolo della pace sia pur con qualche fatica si ritrova: fra treni in ritardo e ossessioni securitarie.
Il tiggì delle otto apre con le sassate e i petardi lanciati da qualche decina di pseudo black bloc, puntuale segue il volto sdegnato di Silvio Berlusconi.
E le altre decine di migliaia di persone, che hanno sfilato per le vie di Roma o si sono ritrovate in piazza del Popolo? Loro arrivano dopo, con un servizio che dà voce ai tanti che in Italia hanno detto, dicono e diranno no alla guerra preventiva di George Bush.
A Roma c'è il signor presidente e quelli che lo contestano, portavoce di un movimento ben più grande di quanto si possa immaginare. "Nessuno scudo tra noi e le stelle", lo striscione dei Giovani comunisti non è solo realistico, fa venire anche i lucciconi. E' appeso in piazza del Popolo, dove non c'è tanta gente ma tante speranza sì. Quelle di due ragazzi, che cercano riparo dal sole sotto il tendone dei Comunisti italiani. «Unire la sinistra non sarà facile. Ma è un sogno». Quelle dei Verdi che chiedono di «non lasciare il mondo nelle mani di Bush». O di gente come lui. Il cartellone giallo di Legambiente dice: «Iraq e clima, no alle guerre di Bush». Poi ci sono i no- Dal Molin: «Vicenza non è una base Usa». L'Arci, la Fiom, la Cgil, gli statunitensi contro la guerra, quelli che hanno messo i simboli della pace al posto delle stelle nella loro bandiera.
E a proposito di bandiere, sventolano insieme quelle di Rifondazione comunista, del Sole che Ride e del Pdci. Un pezzo di governo, la sinistra del governo che torna in piazza per dire no alla guerra di Bush. Una strada già percorsa, una strada lunghissima che sembra non avere fine.
Fin quando ci sarà la guerra ci sarà chi si oppone e ne denuncia la lucida follia. Piazza del popolo è fatta di musica e parole. Le orchestre e i gruppi che si esibiscono sul palco e gli interventi che si susseguono. «Questa è una giornata di protesta - dice il segretario di Rifondazione, Franco Giordano - contro la guerra preventiva e permanente di Bush, contro un governo, quello americano, che per la vicenda del clima sta producendo un'aggressione alla natura». Per fare soldi. Nella denuncia c'è il trait d'union tra le due manifestazioni, fra il grande corteo e il presidio, fra piazza del Popolo e il centro di Roma pacificamente occupato dalla manifestazione no-war.
E allora la foto ideale della giornata è quella dei vicentini che si oppongono alla realizzazione di una gigantesca base militare Usa a due chilometri dalla cattedrale. Loro occupano ogni spazio di movimento: la piazza e la marcia.

Liberazione, Frida Nacinovich 10/06/2007