Il 27/10/2008 è stata avviata dal gruppo MIROGLIO SpA la procedura di licenziamento e mobilità per 233 dipendenti della Filatura e Tessitura di Puglia Srl di Ginosa (TA).
Nonostante si siano mossi politici di ogni schieramento, sindacati, giornali e quant’altro potesse cercare di far cambiare idea all’amministratore delegato del Gruppo Miroglio, il C.d.a. ha deciso comunque di chiudere lo stabilimento pugliese, adducendo la motivazione della crisi del settore tessile e quindi tale azione è sostenuta dai dati di produzione degli ultimi 3 anni che indicano (secondo il Gruppo) un decrescendo del fatturato, tale da non poter mantenere ancora in produzione lo stabilimento di Ginosa.
Con la procedura di mobilità avviata, ci sono esattamente 75 giorni dalla data (dovrebbe essere lo stesso 27/10/08) del versamento effettuato dalla Filatura e Tessitura di Puglia Srl nelle casse dell’INPS, affinché si possa ancora raggiungere un accordo sindacale sugli ammortizzatori sociali per i dipendenti.
Sembra infatti, che i Sindacati all’unisono abbiano deciso di non firmare la chiusura, quindi la relativa Cassa Integrazione. Ma ora con l’avvio di questa procedura i sindacati in 75 giorni devono necessariamente firmare, cercando di raggiungere il miglior accordo possibile per i lavoratori con il Gruppo, per far godere anche a questi 233 lavoratori i benefici di cui hanno già goduto gli altri 120 circa lavoratori fuoriusciti dall’azienda dal 2004 ad oggi, e cioè una somma una tantum come “benefit d’uscita”, la cassa integrazione e la poi successiva e obbligata iscrizione nelle liste di Mobilità.
Io, sono sempre stato sensibile ed attento agli ultimi sviluppi della vertenza Miroglio, in quanto mi sento ancora legato a quell’azienda, a quelle persone ed a quegli amici con cui ho condiviso 5 anni della mia vita lavorativa e non solo.
Sono entrato in quell’azienda nell’ormai lontano 1 settembre 1999, inquadrato come operaio di 1°liv. con contratto di formazione e lavoro a tempo determinato per 24 mesi, collocato nel laboratorio chimico-fisico; dopo i 2 anni di formazione e la conferma del contratto, da operaio 1°liv. a tempo determinato, a operaio di 2° livello con contratto a tempo indeterminato, non avendo più pressioni sul contratto che potevano non rinnovarmi, mi sono iscritto al sindacato che secondo me in quel momento rispecchiava di più i miei ideali di lavoro, la CGIL.
Già dal 1999 si paventava un aria di crisi nel tessile mondiale, nel 2001, si cominciano a chiudere i primi rubinetti da cui sgorgavano i finanziamenti statali per Miroglio, e guarda caso la crisi nel tessile si accentua ancora e si sente l’invasione nei mercati dei cinesi e dei paesi dell’est, mentre nel frattempo la Ns. azienda ospita periodicamente cinesi con le loro belle macchinette fotografiche, bulgari e tunisini per corsi di aggiornamento e formazione. Intanto il Gruppo Miroglio decide di investire in aziende nuove in Cina e Bulgaria. Sempre nel 2001, mi sono presentato alle elezioni sindacali per R.S.U. di fabbrica nelle liste della CGIL; terzo degli eletti, mi sono subito prodigato ad aggiornarmi in merito alla legislazione ed alle regole sindacali ed aziendali. Nel 2004 vengono definitivamente chiusi rubinetti che apportavano “manna” nelle casse del Gruppo, ed ecco che c’è la prima vera e propria crisi aziendale… siamo stati pochi a lottare per avere quello che veramente ci spettava, mentre altri si accordavano sottobanco… nel luglio 2004 per motivi strettamente famigliari e personali, ho deciso di abbandonare la lotta e l’azienda sono andato via, con 15.000 € di incentivo per il licenziamento, un anno di cassa integrazione e due anni di mobilità;
Oggi nel 2008 Miroglio ha completamente sciolto gli ultimi vincoli che tenevano legata questa azienda al Ns. territorio, ed ecco l’ultima carta da giocare… chiusura!!! 233 persone vanno a casa… a quali condizioni???
L’età media degli operai è di 40 anni circa con famiglia e figli a carico…
A quali condizioni questi ragazzi e ragazze vanno definitivamente a casa??? I più, hanno un mutuo da pagare, una famiglia da mantenere… a 40 anni circa… cosa faranno???
Tutto questo non è qualcosa che si rifletterà solo sugli ex dipendenti Miroglio e sulle loro famiglie, ma tutta la Ns. comunità ne risentirà… ce ne accorgeremo tra 2 o 3 anni… chi non guadagna non spende, e tutta la Ns. economia locale ne risentirà…
Ci sarebbe ancora tanto da dire sul Gruppo Miroglio e soprattutto dei dirigenti locali dell’azienda di Ginosa… ma questa è un’altra storia, legata ma comunque un’altra storia che racconterò probabilmente in un prossimo post.
Personalmente sono e sarò sempre vicino agli amici ed ex colleghi della Filatura e Tessitura di Puglia, e posso sicuramente estendere la mia disponibilità alla disponibilità della Segreteria Provinciale di Taranto ed al Comitato Provinciale Federale del Partito della Rifondazione Comunista di cui faccio parte, a tutte le iniziative che i lavoratori intenderanno intraprendere in questa ennesima battaglia contro il Padrone Ladrone di nome MIROGLIO.
Gabriele Cellamaro
Nonostante si siano mossi politici di ogni schieramento, sindacati, giornali e quant’altro potesse cercare di far cambiare idea all’amministratore delegato del Gruppo Miroglio, il C.d.a. ha deciso comunque di chiudere lo stabilimento pugliese, adducendo la motivazione della crisi del settore tessile e quindi tale azione è sostenuta dai dati di produzione degli ultimi 3 anni che indicano (secondo il Gruppo) un decrescendo del fatturato, tale da non poter mantenere ancora in produzione lo stabilimento di Ginosa.
Con la procedura di mobilità avviata, ci sono esattamente 75 giorni dalla data (dovrebbe essere lo stesso 27/10/08) del versamento effettuato dalla Filatura e Tessitura di Puglia Srl nelle casse dell’INPS, affinché si possa ancora raggiungere un accordo sindacale sugli ammortizzatori sociali per i dipendenti.
Sembra infatti, che i Sindacati all’unisono abbiano deciso di non firmare la chiusura, quindi la relativa Cassa Integrazione. Ma ora con l’avvio di questa procedura i sindacati in 75 giorni devono necessariamente firmare, cercando di raggiungere il miglior accordo possibile per i lavoratori con il Gruppo, per far godere anche a questi 233 lavoratori i benefici di cui hanno già goduto gli altri 120 circa lavoratori fuoriusciti dall’azienda dal 2004 ad oggi, e cioè una somma una tantum come “benefit d’uscita”, la cassa integrazione e la poi successiva e obbligata iscrizione nelle liste di Mobilità.
Io, sono sempre stato sensibile ed attento agli ultimi sviluppi della vertenza Miroglio, in quanto mi sento ancora legato a quell’azienda, a quelle persone ed a quegli amici con cui ho condiviso 5 anni della mia vita lavorativa e non solo.
Sono entrato in quell’azienda nell’ormai lontano 1 settembre 1999, inquadrato come operaio di 1°liv. con contratto di formazione e lavoro a tempo determinato per 24 mesi, collocato nel laboratorio chimico-fisico; dopo i 2 anni di formazione e la conferma del contratto, da operaio 1°liv. a tempo determinato, a operaio di 2° livello con contratto a tempo indeterminato, non avendo più pressioni sul contratto che potevano non rinnovarmi, mi sono iscritto al sindacato che secondo me in quel momento rispecchiava di più i miei ideali di lavoro, la CGIL.
Già dal 1999 si paventava un aria di crisi nel tessile mondiale, nel 2001, si cominciano a chiudere i primi rubinetti da cui sgorgavano i finanziamenti statali per Miroglio, e guarda caso la crisi nel tessile si accentua ancora e si sente l’invasione nei mercati dei cinesi e dei paesi dell’est, mentre nel frattempo la Ns. azienda ospita periodicamente cinesi con le loro belle macchinette fotografiche, bulgari e tunisini per corsi di aggiornamento e formazione. Intanto il Gruppo Miroglio decide di investire in aziende nuove in Cina e Bulgaria. Sempre nel 2001, mi sono presentato alle elezioni sindacali per R.S.U. di fabbrica nelle liste della CGIL; terzo degli eletti, mi sono subito prodigato ad aggiornarmi in merito alla legislazione ed alle regole sindacali ed aziendali. Nel 2004 vengono definitivamente chiusi rubinetti che apportavano “manna” nelle casse del Gruppo, ed ecco che c’è la prima vera e propria crisi aziendale… siamo stati pochi a lottare per avere quello che veramente ci spettava, mentre altri si accordavano sottobanco… nel luglio 2004 per motivi strettamente famigliari e personali, ho deciso di abbandonare la lotta e l’azienda sono andato via, con 15.000 € di incentivo per il licenziamento, un anno di cassa integrazione e due anni di mobilità;
Oggi nel 2008 Miroglio ha completamente sciolto gli ultimi vincoli che tenevano legata questa azienda al Ns. territorio, ed ecco l’ultima carta da giocare… chiusura!!! 233 persone vanno a casa… a quali condizioni???
L’età media degli operai è di 40 anni circa con famiglia e figli a carico…
A quali condizioni questi ragazzi e ragazze vanno definitivamente a casa??? I più, hanno un mutuo da pagare, una famiglia da mantenere… a 40 anni circa… cosa faranno???
Tutto questo non è qualcosa che si rifletterà solo sugli ex dipendenti Miroglio e sulle loro famiglie, ma tutta la Ns. comunità ne risentirà… ce ne accorgeremo tra 2 o 3 anni… chi non guadagna non spende, e tutta la Ns. economia locale ne risentirà…
Ci sarebbe ancora tanto da dire sul Gruppo Miroglio e soprattutto dei dirigenti locali dell’azienda di Ginosa… ma questa è un’altra storia, legata ma comunque un’altra storia che racconterò probabilmente in un prossimo post.
Personalmente sono e sarò sempre vicino agli amici ed ex colleghi della Filatura e Tessitura di Puglia, e posso sicuramente estendere la mia disponibilità alla disponibilità della Segreteria Provinciale di Taranto ed al Comitato Provinciale Federale del Partito della Rifondazione Comunista di cui faccio parte, a tutte le iniziative che i lavoratori intenderanno intraprendere in questa ennesima battaglia contro il Padrone Ladrone di nome MIROGLIO.
Gabriele Cellamaro
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